25 aprile 2013

25 aprile 2013 ad Affile Una sera di aprile del 1972 andai a trovare Dante Bartolini, ex operaio delle Acciaierie di Terni, comandante partigiano, poeta e cantore popolare della Valnerina ternana. Da molto tempo non cantava, i quaderni su cui aveva annotato le sue canzoni erano finiti sotto un mucchio di carbone in cantina. Li tirammo fuori, cominciammo a sfogliarli. E fra una canzone partigiana e l’altra, Dante cantò delle ottave che aveva composto una ventina di anni prima. Ora vi dirò chi fu Graziani Quello che ha massacrato tanta gente Che ha impiccato tanti partigiani Accanto allo straniero prepotente. Difese lo straniero in questa terra Contro gli italiani la fece la guerra. Per queste benemerenze, con soldi pubblici, il comune di Affile ha eretto a Rodolfo Graziani un “sacrario”. Questo 25 aprile andremo, con il Comitato antifascista di Affile, a cantare le ottave di Dante Bartolini, ricuperate dall’archivio del Circolo Gianni Bosio come lui le aveva recuperate dalla sua cantina. Perché queste memorie non possono restare sepolte sotto il carbone, sotto l’indifferenza e sotto l’oblio. Ogni italiano che offensiva sferra Presto distrugge ai traditori i piani: Dal tribunale viene condannato Togliendo i gradi, a andare carcerato. Questo governo poi lo ha liberato… Affile è diventato una cartina di tornasole per l’identità della repubblica italiana: lo sconcio abbraccio fra Andreotti e Graziani nella vicina Arcinazzo era per l’allora giovane poeta operaio un simbolo della complicità fa il vecchio potere fascista e il nuovo potere democristiano. Oggi l’indifferenza verso lo scandalo di un monumento al criminale massacratore di partigiani e di migliaia di resistenti libici ed etiopi è segno di come, fra superficialità, opportunismi, e vere e proprie complicità il fascismo continua a inquinare la nostra fragilissima democrazia. Non a caso, il cosiddetto governo tecnico non ha mai risposto lo scorso anno all’interrogazione dell’allora deputato del PD Jean-Léonard Touadi; e c’è da temere che il presunto “governo di scopo” con le sue “larghe intese” non troverà il tempo di prendere in considerazione la nuova interpellanza dei deputati PD Kyenge, Ghizzoni e Beni sullo stesso argomento. Questo governo di cristiano amore – cantava Dante Bartolini Abbraccia il “leone di Neghelli” Dicendo “vien da me, o malfattore Che troverai aperti i tuoi cancelli…” Ma quelle mamme che il figlio hanno impiccato Non firmeranno a lui quei permessi Che poverine gli sanguina il cuore Gridando vendetta al traditore. Gridando vendetta: la scrittrice cinese-americana Maxine Hong Kingston insegna che un modo di dire “vendetta” in cinese è: raccontare a cinque famiglie. La vendetta è il racconto. Lo scorso novembre, dopo la fiaccolata indetta dall’Anpi e dal comitato antifascista locale, nacque l’idea di rispondere alla costruzione del “sacrario” portando ad Affile la cultura, lo spettacolo, la gioia di vivere dell’Italia antifascista contro la cultura di morte incarnata da Graziani e dall’idea cimiteriale del “sacrario”. Perciò questo 25 aprile sarà una giornata intera di proposte teatrali (“Clownarchia” di Enrico Marcoli e Roberto Andorfi, “La banda del Gobbo” di Emiliano Valente) e musicali (i laboratori di canti politici e il coro multietnico “Romolo Balzani” del Circolo Ginni Bosio, Piero Brega e Oretta Orengo, Rise and Shine Full Sound), mostre, stand enogastronomici, assemblee. Perché dire no al fascismo significa dire di sì a una democrazia partecipata, molteplice e fraterna e, raccontandone la storia, costruirne il futuro.

18 aprile 2013

Moni Ovadia per il Circolo Gianni Bosio: Cantavamo, cantiamo, canteremo. Canti per l’uguaglianza Teatro Vittoria, piazza Santa Maria Liberatrice Lunedì 22 aprile ore 21 Da Theodorakis a Matteo Salvatore, dei canti dei ghetti dell’Europa dell’Est a quelli delle operaie tessili ternane: Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi (con Fiore Benigni, Paolo Rocca, Luca Balsamo e Fabrizio Cardosa) propongono un coinvolgente percorso musicale e teatrale di ricerca dell’uguaglianza e di resistenza al degrado culturale dominante (Cantavamo, cantiamo, canteremo. Canti per l’uguaglianza). Il significato dell’evento è accentuato dal fatto che si tratta di un’iniziativa a sostegno del Circolo Gianni Bosio, che da quaranta anni, ignorato dalle istituzioni, ha costruito sulla musica, sulla memoria, sul protagonismo del mondo popolare un prezioso lavoro culturale. “Il Circolo Gianni Bosio,” afferma Moni Ovadia, “ da molti anni e per molti anni è stato e continua ad essere un punto di riferimento culturale e politico per l'identità più autentica del nostro paese, per la storia delle sue classi lavoratrici che si è espressa con straordinaria tensione creativa nella narrazione orale, nel canto e nella musica. In un paese civile sarebbe considerato un'istituzione di interesse nazionale”. Posto unico euro 15, acquisto online (http://www.teatrovittoria.it ( o direttamente al botteghino del teatro. Contiamo di vedervi in molti: ne vale la pena, e ce n’è bisogno.